10 Luglio, Teatro Morlacchi - Charles Lloyd Quartet

CHARLES LIOYD QUARTET

“My spiritual practice is about non attachment and to beware of cravings. I learned to sublimate that stuff and not be chasing that thing. So, of course, it’s great.”  C. Lloyd

Charles Lloyd non finisce mai di stupirci. Una carriera di più di mezzo secolo non ha intaccato la sua creatività e la spiritualità della sua musica. In ciò é come il suo maestro John Coltrane, unico ed ineguagliabile. La sua vena crativa non conosce mai posa. Negli ultimi cinque anni ci ha regalato Mirror (ECM 2010) un album in cui si specchiano la sua originalità ed eclettismo ed in cui Lloyd si cimenta con una grande varietà di generi e stili musicali, jazz standards e originals ma anche omaggi alla tradizione folk afroamericana (spirituals).  Nel 2011, per l’etichetta discografica ECM, ha registrato Athens Concert, un doppio album che lo vede assieme a Maria Farantouri (contralto), Sokratis Sinopoulos (lira) e Takis Farazis (piano).  Nel 2013, sempre per ECM, ha registratato un album in duo con il pianista Jason Moran intitolato Hagar's Song  nel quale si rende omaggio a Duke Ellington e George Gershwin, Bob Dylan e Brian Wilson. Nel 2014, per la Resonance Records ha confezionato un doppio live intitolato Manhattan Stories e nello stesso anno con l’ECM ha realizza Arrows Into Infinity un documentario-biografia.

Il 2015 dà il benvenuto ad una nuova creatura di Lloyd: Wild Man Dance una suite in sei parti registrata dal vivo nel 2013 al Festival Polacco Jazztopad. Il disco lancia anche la nuova band di Lloyd che include Gerald Clayton al piano, Joe Sanders al basso e Kendrick Scott alla batteria. La stessa formazione si é esibita sul palco del Teatro Francesco Morlacchi di Perugia, Venerdì 10 Luglio. È stato un eccellente esordio per UJ 2015, un concerto all’insegna del sound e dell’improvvisazione, contraddistinto da un’aura di spiritualità quasi palpabile. Il sound intenso, a tratti ipnotico del leader ha incantato il pubblico con una varietà timbrica degna della tavolozza di un manierista. Intonazione perfetta dall’inizio alla fine del concerto, il fraseggio é “liquido” e leggero nel contempo, il suono profondo e toccante, un dialogo continuo tra i quattro. Nel fraseggio di Clayton, si distingue l’influenza di McCoy Tyner, mentre la  tessitura poliritmica e nell’ampio spettro timbrico di Scott é certamente debitore della lezione di Elvin Jones. Quale migliore esordio per UJ 2015?

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